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20 luglio 2023 - 26 novembre 2023, VILLA MALPENSATA, Spazio Maraini
L’esposizione del MUSEC, curata da Francesco Paolo Campione e Nora Segreto, presenta 12 opere di grandi dimensioni realizzate da Simone Pellegrini (Ancona, 1972) tra il 2007 e il 2022. L’indagine pittorica di Pellegrini è volta alla ricerca di un nuovo alfabeto fatto di forme e di segni impressi su grandi fogli di carta da spolvero con delle matrici prodotte dall’artista stesso. Fonti della sua ispirazione creativa sono scritti filosofici, mistici, scientifici e poetici che liberano l’immaginario del suo mondo interiore.
Il processo compositivo inizia già dalla creazione del supporto delle opere, che Pellegrini realizza partendo dalla carta vergine, ridotta in piccole parti e poi ricomposta con la colla, per ottenere una nuova e sempre irripetibile base di lavoro. Ogni matrice cartacea realizzata dall’artista – disegnata a carboncino, colorata con pigmento e infine unta a olio per permettere la corretta trasposizione dei motivi – crea una singola forma ed è utilizzata una sola volta e poi gettata, generando così elementi unici. Accostati gli uni agli altri, i segni impressi sui grandi fogli formano cartografie visionarie e atemporali che evocano iconografie mistiche, paesaggi arcaici, cosmogonie, antichi codici alchemici, esoterici, mitologici. Le grandi carte di Pellegrini sono il lento sviluppo di una grammatica simbolica in cui ogni elemento entra in dialogo con gli altri. Scie di organismi cellulari, forme di vita fitomorfe, segmenti di creature antropomorfe si frammentano o si fondono acquistando nuova vita.
La mostra allestita nello Spazio Maraini del MUSEC presenta, oltre alle 12 opere a parete, un’installazione composta da numerose matrici poste a terra sotto l’opera più grande, allestite come se fossero cadute dopo aver trasposto il segno sul supporto. In aggiunta alle brevi didascalie, le opere in esposizione sono accompagnate da alcune citazioni tratte dalla conversazione tenuta il 27 maggio 2022 dall’artista con Francesco Paolo Campione: brevi aforismi derivati da un dialogo critico in cui l’artista esprime alcuni dei principali temi della sua estetica.
Accompagna la mostra un catalogo in inglese pubblicato dalla Fondazione culture e musei nella sua collana “Global Aesthetics”.
Nato nel 1972, la carriera di Simone Pellegrini ha inizio intorno alla metà degli anni novanta, durante gli anni di formazione a Urbino. Originario delle Marche nel centro Italia, attualmente vive e lavora a Bologna dove insegna Pittura all’Accademia di Belle Arti e ha sede la sua particolarissima casa-studio.
All’attivo conta più di quaranta mostre personali, e a partire dal 2003, anno in cui con il “Premio Lissone”, primo di numerosi riconoscimenti, si inaugura una lunga stagione di successive occasioni espositive, pubblicazioni e fiere tra l’Italia e l’estero. Sin dall’inizio del suo percorso, la ricerca pittorica si abbina a quella da connaisseur; parte dalla carta – delle pagine dei testi che sceglie come oggetti di studio – per tornare sulla carta, quella da spolvero, materiale d’elezione e superficie delle opere definitive. Preliminari composizioni a matita nascono sui frontespizi dei libri e costituiscono i bozzetti che guidano la realizzazione di matrici, singole piccole carte contenenti le caratteristiche di ogni elemento che sarà poi trasferito nel grande formato, per procedimento analogico, attraverso l’impressione manuale. Il suo segno è da sempre ricorsivo e si costituisce di forme e formule evolute nel tempo, che assembla e fa vivere insieme in un tratto di colore: il rosso che le connatura dai primi anni Duemila e il nero carbone che contorna i limiti irregolari delle grandi carte, identificative della sua singolare personalità artistica. Così come nelle sue opere lo spazio è irregolare segnando la fine di un episodio e al contempo l’inizio di un prossimo, la molteplicità dei suoi interessi ne rivela, come è stata definita, l’‘anomalia’.