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17 April 2014 - 06 July 2014, Heleneum - Lugano
Il Museo delle Culture ospita l'esposizione «Capanne», nono appuntamento del ciclo espositivo «Dèibambini», che in collaborazione con l'Istituto scolastico comunale di Lugano, accompagna il pubblico alla scoperta della creatività infantile.
Per sei mesi, i bambini della Scuola dell’infanzia di Breganzona e di quattro classi di Scuole elementari di Lugano (Bertaccio, Pazzallo, Ruvigliana e Sonvico) hanno a lungo lavorato sui concetti di «casa», «capanna», «nido», ideando e costruendo, al termine del percorso, una capanna collettiva per ciascuna delle classi. Quanto concepito e poi realizzato dai bambini è l'espressione dei loro desideri ed emozioni, che hanno dapprima condiviso con i compagni, per elaborare il progetto collettivo e che hanno anche raccontato individualmente attraverso i commenti che, da ormai nove anni, vengono raccolti in un catalogo dedicato a ogni tappa del ciclo «Dèibambini». La capanna è stata per tutti un luogo in cui sentirsi al sicuro, al riparo dalle proprie paure, ma anche uno spazio in cui sentirsi uniti e liberi di accogliere gli altri: un gioco vero, dove l'immaginazione prende forma concreta e condivisa. Il percorso è stato introdotto da un seminario di formazione in cui si sono delineati i temi del progetto e nel quale è stato prezioso l'apporto dei docenti Benedetta Doveri, Claudia Maggi Alberti, Isabella Reggi, Mara Rusconi, Nicola Zappella, della responsabile della mediazione culturale del Museo Isabella Lenzo Massei, delle mediatrici museali Alice Croci Torti e Viviana Rossi, di Alfonso Foglia, già direttore della Zona centro dell'Istituto scolastico comunale di Lugano e dell'artista Silvia Paradela, che ha accompagnato i bambini nel percorso creativo.
Il lavoro al Museo è iniziato dalle riflessioni scaturite osservando una casetta costruita con i mattoncini Lego e, successivamente, si è sviluppato attraverso alcune fotografie di capanne chiamate Haus Tambaran, provenienti delle regioni del Sepik e del Maprik della Papua Nuova Guinea. Oltre alle fotografie delle Haus Tambaran, i bambini hanno osservato e analizzato alcuneopere d'arte etnica che sono parte integrante di capanne, tra cui la maschera di una «casa degli uomini», oppure le sezioni decorate di una facciata di una casa di culto della regione del Maprik, o il walik, fregio di una capanna effimera realizzata in occasione di una cerimonia funebre in Nuova Irlanda. Le suggestioni visive delle Haus Tambaran e delle opere esposte al Museo si sono successivamente materializzate nei disegni preparatori realizzati dai bambini, nei racconti in classe, nei colori utilizzati per realizzare le capanne e nella necessità di proteggerle tramite appositi «spiriti protettori», dalle forme più diverse- talvolta improbabili- e dagli sfondi variopinti realizzati con la tecnica del collage. Un modo, per i bambini, di conoscere forme d’arte, tradizioni e culture lontane e riviverle, riversandole nella propria quotidianità, nel lavoro di classe, nel gioco, divertendosi e sperimentando. La visita al Museo ha fornito ai bambini l'occasione di conoscere miti e tradizioni relativi alle capanne di alcune culture semplici dei Mari del Sud. Quanto hanno appreso su mondi tanto lontani e diversi ha poi permesso loro di ripercorrere le tradizioni della nostra stessa cultura, cui i bambini si sono avvicinati attraverso ulteriori strumenti didattici, durante il lavoro in classe.
Il catalogo, edito dalla Città di Lugano (edizioni MCL), include cinque saggi, un diario con le fotografie del percorso didattico, le schede delle opere del Museo e tutte le immagini delle opere realizzate dai bambini, accompagnate dai loro ritratti fotografici e dalle didascalie, scritte dai bambini. Il tema si è ampliato anche grazie alla preziosa collaborazione con il Museo cantonale di storia naturale - giunta ormai al terzo anno - che ha invitato i bambini a un'osservazione di reperti (nidi, costruzioni naturali, tane e rifugi, tracce) e all'acquisizione di conoscenze sul regno animale e il rapporto dell'uomo con la natura. Il risultato è, ancora una volta, sorprendente: cinque capanne variopinte, dalle forme organiche, biomorfe, tutte diverse, che richiamano l'idea di «utero», di «grembo», e che invitano ad accoccolarsi al loro interno. Forme trasformate in luoghi che, citando le parole dei bambini, offrono un «caldo abbraccio», uno spazio fantastico dove poter sognare ad occhi aperti, «ascoltare», «ascoltarsi» e diventare chiunque si desideri essere: guerriero, tigre, cacciatore o, semplicemente, un «saggio che offre un tè».