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04 March 2015 - 14 June 2015, Heleneum - Lugano
L'esposizione temporanea dal titolo «Gli adoratori della croce» propone un cammino nel paesaggio, nella cultura e nell'arte millenaria dell'Armenia, attraverso le opere in bianco e nero realizzate da Elio Ciol, uno dei più celebri maestri della fotografia italiana.
Il Museo delle Culture presenta al pubblico il nono episodio di «Esovisioni», il fortunato ciclo espositivo dedicato alla visione delle culture e all'esotismo nella fotografia d'arte del Novecento. Allestita al secondo piano dell'Heleneum, l'esposizione temporanea dal titolo «Gli adoratori della croce» propone un cammino nel paesaggio, nella cultura e nell'arte millenaria dell'Armenia, attraverso le opere in bianco e nero realizzate da Elio Ciol, uno dei più celebri maestri della fotografia italiana. L'esposizione temporanea è il risultato di un progetto integrato, realizzato interamente dal Museo con un sistema virtuoso di sinergie ed economie di scopo, che capitalizza un originale lavoro di ricerca. Avviato nel 2012, il progetto è stato curato da Adriana Mazza, in collaborazione con Alessia Borellini. Entrambe le ricercatrici del Museo hanno interagito col Maestro Ciol e fatto tesoro del contributo d'illustri specialisti di diversa estrazione disciplinare, fra cui Ermanno Arslan, Claudio Bonvecchio, Baykar Sivazliyan e il cardinale Georges Cottier. Come già accaduto per altri analoghi progetti, le 76 fotografie d’arte esposte in mostra, tutte prime stampe realizzate con tecnica analogica e stampate in bianco e nero, entreranno a far parte delle collezioni del MCL.
Il reportage di Elio Ciol mette a fuoco il paesaggio e le architetture tradizionali armene, soffermandosi sul valore, etico ed estetico, della miriade di croci scolpite nella pietra, con cui gli armeni hanno espresso per secoli, in modo quasi ossessivo, la loro radicale adesione al Cristianesimo. È un ritratto lirico, giocato nell'esaltazione del contrasto fra luce e ombra, che intende deliberatamente suggerire l'amore per il Creato e la forza della Fede. Gli «adoratori della croce» sono coloro che hanno sostenuto e incoraggiato le mani degli invisibili scalpellini che, dall'Alto Medioevo a oggi, sono stati in grado d'interpretare l'inesausto bisogno di una religiosità collettiva capace di ricondurre a unitarietà le aspettative, spesso disattese, della Storia; sono «le figure assenti», i testimoni di una civiltà che ha profondamente riecheggiato nell'intimo dell'esperienza umana e della cultura visiva dell'artista friulano. Elio Ciol (n. 1929) è una figura di riferimento della fotografia internazionale della seconda metà del Novecento. I suoi soggetti prediletti sono il paesaggio e il patrimonio culturale, indagati con un atteggiamento sistematico e un'assoluta padronanza tecnica. In settant'anni di carriera, Elio Ciol ha realizzato quasi duecento esposizioni personali e collettive, in numerosi paesi. Ha pubblicato una trentina di fotolibri che presentano gli esiti delle diverse fasi della sua ricerca personale, e ha illustrato oltre duecento volumi. Le sue opere fanno parte da decenni delle collezioni di numerosi musei, fra i quali il Metropolitan Museum di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra e il Museo Puškin di Mosca.
Il progetto e l'esposizione temporanea sono accompagnati dalla pubblicazione del catalogo a cura di Adriana Mazza, Gli adoratori della croce. Elio Ciol. Fotografie. Armenia 2005, Giunti (Esovisioni/9), Firenze 2015. Pp. 159, con 76 ill.ni e 37 minimali b/n n.t.
Per approfondire alcuni temi dell'esposizione, sono state tenute all’Heleneum, le seguenti quattro conferenze:
- il 7 marzo, Aldo Ferrari, «Armenia. Una storia millenaria»;
- il 14 marzo Paolo Arà Azarian, «Introduzione all'architettura degli armeni»;
- il 18 aprile, Maurizio Redegoso Kharitian, «La musica armena fra tradizione modernità»;
- il 9 maggio, Agopik Manoukian, «Dialoghi tra cultura armena e Italia lungo il ‘900»