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08 September 2018 - 27 January 2019, MUSEC, VILLA MALPENSATA, SPAZIO CIELO (TERZO PIANO)
«Gioie fra i capelli. La Collezione Antonini» è un affascinante e inconsueto viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta dei pettini ornamentali, oggetti d’uso e insieme tesori d’arte. Manufatti realizzati inizialmente per rispondere a esigenze funzionali, ma che ben presto si sono imposti per la loro valenza decorativa. Sino a ispirare grandi artisti e soprattutto il mondo della moda.
La mostra è aperta dall’8 settembre 2018 al 27 gennaio 2019, al terzo piano del MUSEC, ed è accompagnata da una serie di eventi e conferenze.
La storia del pettine rivela come questo oggetto, tanto familiare da passare spesso inosservato, sia ben più di un semplice ornamento per i capelli. I pettini si rivelano di volta in volta quali segni di bellezza, nobiltà, valore, rango sociale, potere economico, nonché maestria artigianale, gusto e creatività artistica. E questo per tutte le culture del mondo.
A Villa Malpensata sono esposti circa 700 pettini fra i 1’182 donati al MUSEC dai coniugi Gabriella e Giorgio Antonini. La mostra è completata da un corredo iconografico che aiuta il visitatore a contestualizzare il pettine ornamentale.
La Collezione Antonini è stata donata al MUSEC da Gabriella e Giorgio Antonini nell’estate del 2016. Di carattere eclettico, è stata costruita nell’arco di quarant’anni. È composta da 1’182 ornamenti da testa provenienti da tutto il mondo e realizzati in un periodo compreso tra il XVI secolo e il terzo quarto del XX secolo.
La parte più ingente della collezione comprende capolavori di fattura e gusto europei del periodo compreso tra la metà del XIX secolo e gli anni ‘50 del Novecento. In dettaglio, nella collezione figurano 350 pettini di tartaruga, 300 di materie plastiche, 100 di corno, 50 di avorio e 150 di metallo. Completano la raccolta oltre 200 ornamenti provenienti perlopiù da Cina, Giappone, Indonesia e Oceania.
Un gran numero di pettini, soprattutto quelli etnici, è stato raccolto direttamente sul campo dai collezionisti a partire dalla fine degli anni ’60. Altri sono stati acquistati rovistando fra le bancarelle di mezza Europa, oppure da antiquari o all’asta.
Da un lato, essa rappresenta infatti una sorta di storia dell’acconciatura nella vita quotidiana e delle sue varie trasformazioni. Una storia secolare, in cui il valore simbolico dei pettini lascia sempre più spazio a quello estetico. Da un altro lato, attraverso gli ornamenti orientali ed etnici, richiama significati, valori e funzioni tali da diventare, a tutti gli effetti, espressione diretta e articolata delle tradizioni culturali da cui gli stessi pettini provengono.
La mostra «Gioie fra i capelli» è suddivisa in quattro sezioni, ciascuna in grado di accompagnare compiutamente il visitatore nel mondo degli ornamenti da testa.
I pettini in mostra sono spesso oggetti di rara bellezza, realizzati per lo più tra il XVI e il XX secolo e arricchiti da coralli, turchesi, opali e altre pietre preziose (o semi-preziose). Tra loro anche un lotto di pettini di tartaruga, segnati con il peso sul retro, acquistati dai coniugi Antonini a Napoli alla fine degli anni ‘60. Si tratta del campionario di pettini destinato alla regina Margherita di Savoia (1851-1926), una vera chicca all’interno della Collezione.
La prima sezione accoglie il visitatore immergendolo nel mondo del pettine e mostra la versatilità di questo affascinante oggetto.
La seconda sezione, intitolata «Mode e incontri», è ricca e complessa e mostra sia differenti stili di ornamenti che hanno dettato vere e proprie mode, sia in quale maniera il pettine sia stato testimone di numerose e prolifiche contaminazioni avvenute nei secoli fra culture apparentemente agli antipodi; culture che hanno realizzato opere originali e dense di significati.
La terza sezione è dedicata all’Oriente e presenta una selezione di ornamenti provenienti dalla Cina, dal Giappone, dal Sud-Est asiatico e dall’India, fra i quali spiccano per la loro bellezza gli ornamenti cinesi ricoperti da piume di martin pescatore con riflessi cangianti, e i raffinati ornamenti da testa giapponesi ricoperti di lacca che rappresentava, e ancora oggi rappresenta, un elemento decorativo di straordinaria bellezza.
Chiude l’esposizione la quarta sezione con una multivisione dedicata alla nascita e alla composizione della Collezione e un’intervista a Gabriella Antonini.
«Pettini e ornamenti da testa. Moda e costume dal XVI al XX secolo. La Collezione Antonini» è il titolo della pubblicazione che accompagna l’esposizione temporanea «Gioie fra i capelli. La Collezione Antonini» dedicata dal MUSEC al tema dell’ornamento da testa. Il volume, edito da Silvana Editoriale, è probabilmente una delle pochissime opere scientifiche sul pettine come oggetto d’arte, pubblicate sino a oggi in lingua italiana.
Il catalogo a cura di Alessia Borellini, presenta una sezione di Saggi firmati da specialisti della materia e una sezione Schede con la riproduzione a colori di tutte le opere presenti in collezione, corredate ciascuna da una scheda scientifica.
Gli autori (in ordine di apparizione in catalogo) sono:
Alessia Borellini, curatrice del Museo delle Culture, si occupa da anni di fotografia, di esotismo e di storia del collezionismo. (Gioie fra i capelli. Ornamenti della Collezione Antonini).
Jen Cruse da oltre 30 anni colleziona e studia i pettini ornamentali. È l’autrice di un volume di riferimento per questo particolare genere di collezionismo: The Combs. Its History and Development, Robert Hale, London 2007. (Breve storia del pettine dagli albori al Liberty).
Catherine Olliveaud è una collezionista ed esperta di pettini ornamentali ed è la curatrice di un sito internet interamente dedicato agli accessori per la capigliatura (www.creative-museum.com). (L’arte del pettine ornamentale dal Liberty ai giorni nostri).
Paola Venturelli è una storica dell'arte specializzata nel campo delle arti applicate e del costume in Italia (XVI-XX secolo); è curatrice della Sezione Icone del Museo del Gioiello della Basilica Palladiana di Vicenza. (L’ornamento da testa in area italiana dal XVI al XX secolo).
Francesco Civita, già curatore e membro dei comitati scientifici di mostre legate alle Sezioni Giapponese ed Islamica del Museo Stibbert di Firenze, è autore di numerosi studi e curatore di esposizioni dedicate all’arte del Giappone e dell’Asia. (Kushi e kanzashi: un tesoro discreto fra i capelli).