HELENEUM LUGANO
L’esposizione temporanea, allestita al primo piano dell’Heleneum, presenta una selezione di opere d’arte e di oggetti del teatro tradizionale cinese provenienti dall’Opera di Pechino, in cinese Jingju, ovvero il «Dramma della Capitale». Fonte di provenienza dei preziosi manufatti è la Collezione Pilone, una delle più importanti al mondo nel suo genere, riunita nella seconda metà del Novecento dalla sinologa Rosanna Pilone e donata nel 2013 al MUSEC dalla Fondazione «Ada Ceschin e Rosanna Pilone» di Zurigo.
La collezionista Rosanna Pilone
Veneziana di nascita, Rosanna Pilone (1931-2006) ha abitato e vissuto sempre a Milano. Giornalista di professione, ha maturato fin da giovanissima un interesse, trasformato ben presto in passione, per la Cina. Della sua cultura e del suo teatro è diventata nel tempo una profonda e stimata conoscitrice. Ha tradotto alcune opere di Confucio e Laozi per la Rizzoli e ha scritto e curato una serie d’importanti studi. Nel 2001 Rosanna Pilone ha creato la Fondazione Ada Ceschin con lo scopo di promuovere attività culturali, in particolare di ricerca, studio, conoscenza e diffusione delle culture orientali in Svizzera e negli altri paesi europei. Dopo la scomparsa di Rosanna Pilone, la Fondazione ha deciso di conferire l’intera Collezione al MUSEC affinché fosse catalogata scientificamente, adeguatamente studiata, messa a disposizione della ricerca scientifica, in particolare di giovani studiosi, e infine valorizzata e fatta conoscere al pubblico.

L’opera di Pechino
La storia delle esperienze teatrali che si svilupparono nei secoli in Cina si mostra con particolare efficacia e fascino nell’Opera di Pechino che è il frutto della sovrapposizione di diverse tradizioni storiche locali sparse nell’immenso territorio cinese. L’Opera di Pechino si caratterizza per una mirabile amalgama di musica, canto, recitazione, letteratura e arti marziali. Il teatro cinese affonda le sue radici nelle danze rituali praticate nelle corti dinastiche secoli prima della nascita di Cristo. Ma è a partire dall’epoca della dinastia Tang (618-907) che nascono, grazie all’appoggio imperiale, le prime accademie per lo studio e la pratica del teatro. L’Unesco ha riconosciuto all’inizio degli anni Duemila il teatro Kunqu, matrice originaria del Jingju, quale patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Composta di oltre 350 opere, la Collezione è stata oggetto di un lungo e accurato studio condotto dal 2009 dall’équipe del MUSEC, coadiuvata da numerosi specialisti internazionali, con l’obiettivo di valorizzare e presentare al pubblico la ricchezza dei suoi materiali. In mostra maschere e visi dipinti, costumi e accessori per il trucco, copricapi, ventagli, calzature, armi, strumenti musicali, elementi di scena, modellini di scenografie. L’esposizione, curata da Barbara Gianinazzi e Marco Musillo, propone un percorso espositivo organizzato in diverse sezioni che affrontano i seguenti nuclei tematici: l’architettura dell’edificio teatrale e la musica; il corpo dell’attore; i costumi e gli accessori; la scenografia e gli elementi evocativi; Mei Lanfang e la riforma del teatro dell’Opera.
Il teatro cinese
Evocare più che riprodurre: è su questo concetto che si fonda il teatro cinese. A partire dalla scenografia che crea una realtà “altra” soprattutto attraverso elementi simbolici, più che con la costruzione di veri e propri set in stile occidentale. Per esempio se un attore compare sulla scena impugnando un remo significa che si trova su un’imbarcazione. La stessa recitazione si basa sul concetto di evocazione: alzare un piede come se si iniziasse a camminare comunica fisicamente al pubblico che il protagonista sta iniziando un lungo viaggio a piedi. In quest’ottica è fondamentale il modo in cui gli attori muovono il corpo, si truccano il volto, si vestono. In particolare i costumi assumono un ruolo centrale nel teatro cinese, perché è solo attraverso di loro che lo spettatore può identificare i personaggi e i loro caratteri. I ruoli tipici del Jingju, e quindi i differenti generi di costumi, sono racchiusi in quattro categorie principali: femminile (dan), maschile (sheng), faccia dipinta (jing) e commediante o comico (chou).
La Fondazione «Ada Ceschin e Rosanna Pilone»
La Fondazione «Ada Ceschin e Rosanna Pilone» ha uno stretto rapporto con il MUSEC. Da anni infatti sostiene le sue attività, in particolare elargendo borse di studio a giovani ricercatori attivi nell’ambito dello studio delle arti e delle civiltà dell’Oriente. Oltre all’importante donazione della Collezione Pilone, la Fondazione nel 2012 ha depositato una prestigiosa raccolta di oltre 10.000 fotografie giapponesi all’albumina dipinte a mano e cartoline, risalenti alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, che costituiscono uno dei punti focali del programma di ricerca scientifica del Museo. Nell’ambito del progetto di valorizzazione della Collezione Pilone, il Museo ha potuto avvalersi anche della preziosa collaborazione del Centro culturale cinese il Ponte di Lugano, del Centro Studi Martino Martini di Trento e del Museum der Kulturen di Basilea.